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PERIPLO MEDITERRANEO musiche Gurdjieff/De Hartmann Bjørnstad/Darling Reinhardt Periplo Mediterraneo è un viaggio teatrale dedicato al Nord Africa, all'Albania, alla Ex Jugoslavia, a Israele e Palestina e al popolo Zingaro. ( PREDRAG MATVEJEVIĆ ) “Memoria e testimonianza. Due parole che mi stanno a cuore.
Quando ho conosciuto Pino Petruzzelli e il suo lavoro, mi sono subito reso conto che memoria e testimonianza sono per lui due valori profondi, di importanza primaria. Petruzzelli trasforma la testimonianza - di vita vissuta, di realtà dimenticate o taciute, di persone "invisibili" per la superficialità informativa che ci opprime - in teatro narrato, dando corpo e anima a quanti non conosciamo perché non possiamo o non vogliamo avvicinarci a loro. Petruzzelli avvicina i distanti da noi, e il contatto crea comprensione, trasforma la diversità in ricchezza morale là dove suscitava timori e diffidenze. E ricostruisce la memoria, in noi che tendiamo a dimenticare in fretta ciò che eravamo, dimostrando quanto simili siamo a chi non conosciamo. Simili eppure diversi, nel rispetto reciproco. Pino Petruzzelli fa teatro con sensibilità e passione eludendo i luoghi comuni, per affermare che l'unico "luogo comune" dell'umanità è questo mondo in cui viviamo, il solo che abbiamo e che faremmo bene a trattare con delicatezza, come fa lui con gli esseri umani che ci racconta.” ( PINO CACUCCI ) "Pino Petruzzelli è davvero bravo e i suoi testi sono di grande valore letterario."
( PREDRAG MATVEJEVIĆ ) "Con una recitazione impeccabile, mai sopra le righe, che scongiura qualsiasi patetismo, Petruzzelli condivide con il pubblico l'emozione che lui stesso ha provato nell'attraversare storie di ordinaria miseria e disperazione."
( IL TRENTINO ) Applausi alla prima di "Periplo Mediterraneo"... viaggio metafisico che compie un impeccabile Petruzzelli..."
( NAPOLI PIU' ) “La parte principale del lavoro comincia prima, con i viaggi che Pino Petruzzelli e Massimo Calandri compiono nei paesi che poi vogliono raccontare: tappa dopo tappa si raccolgono storie, si fissano i volti delle persone incontrate. Nasce una scrittura che dipana le sue trame al momento dello spettacolo finale, si dispiega in un racconto e, segmento dopo segmento, ricostruisce, lontana da facili esotismi o da un folclore turistico, la realtà di un paese e delle persone che lì vivono e da lì spesso partono verso il nord. E il racconto ci tocca da vicino.
Quello di Pino Petruzzelli è un teatro che definire sociale è limitante, è un teatro particolare. L’effetto è estremamente suggestivo, coinvolgente e, soprattutto, ci fa scoprire una realtà sfaccettata, complessa, contraddittoria e nuova anche per chi di questo mondo si occupa da anni”. (MONICA RUOCCO) docente di Lingua e Letteratura araba Università di Lecce articolo pubblicato sul n° 3/2002 di Hystrio ) Pino Petruzzelli è uno di quei teatranti che riescono trovare un loro modo, personalissimo, di plasmare il rapporto col palcoscenico e su questo costruiscono, con coerenza e caparbietà, il loro lavoro. Nel caso si tratta di una forma di teatro che nasce direttamente dal viaggio e dall’esperienza. Un viaggio che non ha nulla a che fare col mito romantico del visitare terre lontane o con la snobistica presenza in mezzo, meglio a lato, degli “ultimi della terra”. Qui si tratta di una partecipazione che si fa carne e sangue, vive in simbiosi col popolo visitato, ne trae umori e storie da trasformare in spettacolo con spirito quasi missionario e non è un caso se lo spettacolo si conclude con l’autore –attore- regista che dopo essere morto, risorge, spezza il pane e lo offre agli spettatori.
Nulla di furbescamente religioso, ma il segno di una partecipazione accorata alle sorti di una regione, un mare, un mondo che ci accomuna nelle disgrazie e nelle gioie. … Un mondo dolente cui non possiamo dirci estranei e che Pino Petruzzelli ci fa conoscere con parole bellissime e gesti commuoventi. Un grande spettacolo da non perdere. ( CINEMA E TEATR ) … in Pino Petruzzelli rivediamo un ulisside che ha conosciuto paesi e persone, ne ha condiviso i drammi e le persecuzioni e ne ha compianto i disperati che affidano al mare la loro speranza di vita e finiscono sepolti nei fondali, senza un nome, senza un fiore.
… Sul palcoscenico un solo interprete, tanto bravo da sembrare una folla, evocata dalla parola sapiente, che si fa immagine, suggestione, che suona pietosa o ribelle, che denuncia la tragedia della fame, quella vera e rabbiosa, che costringe l’uomo a raspare nei rifiuti e nel putridume. E’ la parola che sa ricostruire una scena movimentata e chiassosa, quasi allegra, davanti al muro del pianto. Eppure la scena è vuota, non ci sono immagini, solo qualche accenno di musica… … lunghissimi, commossi applausi. ( IL CORRIERE MERCANTILE ) “Conobbi Pino Petruzzelli sul palcoscenico a Genova, prima di incontrarlo successivamente a Napoli nel teatro “Galleria Toledo”, dove recitò in una maniera straordinaria vari testi sul Mediterraneo, fra i quali alcuni brani tratti dal mio Breviario mediterraneo.”
( PREDRAG MATVEJEVIC’ ) ESTRATTI DAL TESTO
“Ho fissato a lungo quella scatoletta di tonno. Poi ho riso. Io e quel pesce avevamo qualcosa in comune. Per ragioni diverse, ma per lo stesso motivo: la sopravvivenza, tutti e due avevamo percorso miglia e miglia di mare ed eravamo finiti in una scatoletta. Lui dopo una sanguinosa mattanza, io per evitarla. Fuggire da un inferno per trovare un altro inferno. Chiusi in due scatolette. La sua in alluminio, la mia in cemento. Lui a tranci, io intero. Per il momento. I miei carnefici non sono stati altrettanto bravi nel preparare la camera della morte per la mattanza. La seconda volta vi porranno certamente più cura. I coltelli verranno affilati meglio. Coltelli per sventrare e per dissanguare. Come quelli che si usano nelle tonnare. Un coltello che penetra nel petto. Uno squarcio, due squarci, tre squarci. Un corpo che si svuota. Un rantolo. E poi il silenzio. Un altro petto. Altri squarci. Un altro corpo che si svuota. Un altro rantolo. Un altro silenzio.” “Suad, ho passato la mia mano tra i tuoi capelli stanotte. A lungo. E ho cantato Suad. Per te. Mentre facevamo l'amore... Vorrei solo che riaprissi gli occhi, Suad. Nient'altro. Niente vendette. Niente odio per chi ti ha squarciato la gola. La nostra era una rivoluzione fatta di parole, non di sangue. "Il nostro lavoro è un messaggio per il popolo algerino", amavi dire. Non sarà certo la sete di vendetta ad anestetizzare il dolore della tua scomparsa. Mi manchi, Suad. Tutto qui. Nient'altro da dire.” NOTE DI REGIA DI PINO PETRUZZELLI Protagonista dello spettacolo è il Mediterraneo meno noto, quello meno abusato dai luoghi comuni della letteratura, quello che varrebbe davvero la pena conoscere per assaporare le storie di chi ne abita le sponde. Un Mediterraneo in movimento tra storie antiche e moderne che si rinnovano, si ripetono come il ritmo del fluire e del rifluire delle sue onde. Un Mediterraneo che è crocevia, punto d’incontro tra Africa, Europa e vicino Oriente. Un Mediterraneo di eterne partenze ed eterni ritorni, che ci si muova su barche o scafi come su ruote di auto o di carri o a dorso di asino o di cammello. Lo spettacolo del Mediterraneo. La drammaturgia del Mediterraneo. Il viaggio attraverso il Mediterraneo di Petruzzelli, Matvejevic’ e Calandri è un’erranza nel mare della vicinanza. Della vicinanza tra uomini. Della vicinanza agli uomini e alle loro storie e, come nei peripli antichi, i confini tra storie reali e racconti fantastici assumono tinte più sbiadite. Si vuole percorrere, come in un’Odissea senza Itaca, il Mediterraneo che impedisce al Mediterraneo di essere un chiaro punto di riferimento di un’Europa che sta sempre più spostando il suo centro nell’asse Parigi-Berlino. Ma il Mediterraneo non può e non deve perdere l’occasione di riproporsi come organo propulsivo, linfa vitale di un mondo che crede di poter viaggiare da solo, in prima classe, facendo a meno dell’apporto culturale e umano che la sponda nord e quella sud di questo mare possono dare. La conoscenza diventa il cardine a cui far riferimento. Solo la conoscenza riesce a unire e soprattutto a far crescere. Il Mediterraneo cui si fa riferimento nello spettacolo non è quello, fin troppo abusato, degli odori, delle spiagge e delle immagini da cartolina. Il Mediterraneo che ci piace camminare è quello dei tanti esseri umani che partono in vecchie carrette del mare per “viaggi al termine della notte” e che per tanti non avranno mai un nome, un cognome e una storia, ma saranno solo e unicamente dei clandestini. Anche dopo morti. “E’ stato trovato il corpo di un clandestino”. Ritengo sia una via crucis mediterranea che vale la pena ricordare. Come quella del popolo algerino o quella del popolo di Israele e di Palestina o della ex Jugoslavia. Parlo dei popoli, solo e unicamente dei popoli. Per finire poi a parlare della via crucis del popolo più scomodo di tutti: dei Rom e di Sinti o meglio, per essere più imprecisi, ma meglio compresi, degli zingari. Il popolo più sconosciuto e misconosciuto che abbia mai attraversato le terre del nostro mare. E’ a tutti questi “vicini” di cui non sappiamo niente, ma niente di niente, che questo lavoro è dedicato. Crescere insieme significa avere il coraggio di guardare, con occhio adulto, gli errori che attraversano la nostra storia quotidiana, prenderne coscienza e provare a superarli. PROGRAMMA DI SALA LETTERA DALL’ALGERIA (Algeria) di Pino Petruzzelli MOHAMED CHOUKRI (Marocco) di Pino Petruzzelli e Massimo Calandri SPARTACO (Albania) di Pino Petruzzelli e Massimo Calandri MARIO (Yugoslavia, quando non era ancora ex) di Predrag Matvejević ISRAEL (Israele) di Pino Petruzzelli ISSA (Palestina) di Pino Petruzzelli ZINGARI a STULIPINOVO (Bulgaria) di Pino Petruzzelli IL PANE DEL MEDITERRANEO di Predrag Matvejević LETTURE CONSIGLIATE Algeria: Assia Djebar - Bianco d’Algeria Marocco: Mohamed Choukri - Il pane nudo Il tempo degli errori Albania: Kosta Barjaba Georges Lapassade Luigi Perrone - Naufragi albanesi Ex Yugoslavia: Predrag Matvejević - Breviario Mediterraneo e Epistolario dell’altra Europa Israele: David Grossman - Vento giallo Palestina: Suad Amiry - Se questa è vita Zingari: François de Vaux de Foletier - Mille anni di storia degli Zingari
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