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L'UOMO CHE RACCOGLIEVA BOTTIGLIE



L'UOMO CHE RACCOGLIEVA BOTTIGLIE

L'UOMO CHE RACCOGLIEVA BOTTIGLIE




SABBATICO

uno spettacolo di e con 

PINO PETRUZZELLI

produzione e aiuto regia
paola piacentini


luci e suono
francesco ziello


musiche
django reinhardt

una coproduzione
teatro ipotesi
teatro stabile di genova


“UNA STORIA DI VIAGGI E INCONTRI ECCEZIONALI”

“Caro il mio Gerardo Cozzolino, voglio essere chiaro con lei. Il nostro supermercato si vede costretto a una piccola riorganizzazione aziendale. Niente di drammatico, l’azienda si vuole prendere una pausa di riflessione sull’impiego di voi cassieri: possiamo o non possiamo sostituirvi con delle casse automatiche? In poche parole le diamo un mese di vacanza in più. Anzi, per la precisione, le offriamo un sabbatico di un mese. Avremmo pensato di mandarla in sabbatico oggi stesso."


La promozione dello spettacolo la affidiamo ai commenti degli addetti ai lavori:

“La sensazione è quella di stare davanti al fuoco nella casa senza televisore.
Ardono le braci ipnotiche, non per il fuoco ma per il racconto che si accende, lambisce, avvolge, guizza, si trasforma, si adagia e si rianima consumando la materia narrativa nella combustione delle parole. Prende direzioni impreviste sospinto da un soffio leggero, sospeso nella fantasia delle scintille.
Fuori c’è un mondo senza storie, allineato sugli scaffali del supermercato, sigillato nelle confezioni. Anche l’uomo alla cassa è da consumarsi preferibilmente entro la data di scadenza. Poi si butta nella cassa-integrazione, rifiuto in esubero.
Così il cassiere Gerardo Cozzolino da un giorno all’altro si trova tra le mani il suo destino, almeno per un mese, un tempo sabbatico in cui secondo l’antica legge mosaica si lasciava riposare la terra, non si pagavano tributi e non si riscuotevano crediti.
E’ da questa interruzione che inizia un viaggio in cui l’occasionalità degli incontri, le peripezie, l’avventura anche sentimentale, sembrano casuali e invece sono regolate dalla necessità di essere liberi. Turista per caso, Gerardo Cozzolino si trasforma in un viandante picaresco che a ogni stazione del viaggio, dalle montagne al mare, dal nord al sud dell’Italia, smarrisce progressivamente i simulacri della moderna identità: i documenti, l’automobile, il telefonino. Il turista sa in anticipo quando il viaggio finisce e deve tornare alla quotidianità di sempre. Il viaggiatore disperde invece la consapevolezza del ritorno.
Il tempo, il mese sabbatico, è superato dallo spazio del vagabondare, come in un moto zingaresco. Lo spazio si vive alla giornata, e non è la meta che conta, ma il movimento, l’andare incontro alla gente e scoprirne con stupore il filo segreto di un’umanità che si credeva estinta. Più che un viaggio alla ricerca di se stessi è un viaggio alla ricerca degli altri, e gli altri siamo comunque noi. E l’affabulazione di Pino Petruzzelli, solo su una spoglia scena, è movimento incessante, orizzonte da superare con il racconto, cammino non aggravato dal fardello del discorso, del sermone, della chiosa. Come se bastasse uno zainetto per tutto quello che serve. Sulla scena giacciono avvoltolate delle pesanti gomene, forse abbandonate da chi ha sciolto per sempre l’ormeggio.”

Marco Salotti – Prof.re di Storia e Critica del Cinema - Università di Genova

Splendido spettacolo.
Novelle inanellate da un cantastorie che sa essere anche un Pierrot Lunaire. Al ritmo vario di una ballata: la ballata dell’uomo che incarna l’avventura dell’incontro e ne fa un destino umilmente, fiabescamente esemplare.

Giorgio Bertone – Prof.re di Filologia Italiana - Università di Genova

Un’ora e mezzo di spettacolo che Pino Petruzzelli regge benissimo, provocando applausi scatenati con sei chiamate in scena dal pubblico del Duse.
... il vagare del protagonista è picaresco, inaspettato, divertente, coinvolge con le sue brusche virate e i suoi incredibili eventi e viene ben evocato, giocato, variato.
... è intelligente variare e alleggerire il peso di un dramma sociale (la disoccupazione), creando in sottotraccia una poetica del proprio stesso fare teatro.

Margherita Rubino – Il Secolo XIX -
Prof.ssa di Teatro e Drammaturgia dell’Antichità - Università di Genova

E’ uno spettacolo bellissimo.
Uso questo aggettivo, che non spreco facilmente, perché Pino Petruzzelli riesce a contemperare il comico, il drammatico, il patetico, il sentimentale e il civile.
Davvero uno spettacolo molto bello.

Luigi Surdich – Prof.re di Lingua e Letteratura Italiana - Università di Genova

Sabbatico è uno spettacolo di estrema finezza e poesia.
Una interpretazione di grande misura per uno spettacolo che riempie il cuore. Petruzzelli si conferma un autore-attore sempre più bravo per tempi comici, grande misura e grande eleganza nell’affrontare temi concreti con tono agro/dolce. Gli applausi di questa sera, ripetuti, insistiti e appassionati hanno confermato la grande interpretazione di Petruzzelli.

Roberto Trovato – Prof.re di Drammaturgia - Università di Genova

Un viaggio in cui il perdere è una continua occasione di ricostruzione: una riduzione all'essenziale che porta al cuore di noi stessi. Petruzzelli con gesti asciutti, semplici e meravigliosamente significativi, accompagnato dalle armoniose musiche di Reinhardt ci racconta le "peripezie" del cassa integrato Gerardo Cozzolino. Il teatro di Petruzzelli è teatro povero e magico fatto di voce, corpo e luce capaci di rendere visibile l'invisibile - meraviglioso il gioco di luce e movimento per il triste viaggio dei clandestini a bordo di un cellulare dei carabinieri – capace di coinvolgere la parte bambina dello spettatore. E proprio come bambini al termine della favola della buona notta usciamo dal teatro contenti e con la speranza che è possibile vivere in un mondo fatto di fiducia, rispetto e solidarietà tra gli uomini.

Danilo Spadoni – Teatro.org

Petruzzelli, grande uomo di teatro, moltiplica i personaggi cambiando voce, dialetto, creando scenari immaginari, che non si vedono, ma vengono descritti con straordinaria ricchezza di particolari. Il viaggio da nord a sud diventa un’inconsapevole ricerca delle radici, delle memorie della famiglia e anche del recupero del dialetto, anzi dei dialetti, che colorano la recitazione, la movimentano e la rendono scoppiettante di vivacità. ...sono esplosi gli applausi da parte del pubblico che gremiva la sala e che ha richiamato più volte l’attore alla ribalta.

Clara Rubbi – Il Corriere Mercantile

Petruzzelli coinvolge il pubblico: ci sembra di alzarci dalla nostra poltrona del Teatro Duse, di lasciare Genova e viaggiare con lui, attraversando un’Italia poco nota, quella dei boschi, dei paesini, delle autostrade, degli autogrill e delle locande vecchie e dimenticate. ...L’attore, come se avesse una tela davanti a sé, dipinge il suo racconto con pennellate di profonda espressività. Sembra davvero di poter vedere ciò che descrive. ...Quello di Gerardo è un viaggio che va ben oltre la fisicità del percorso: è un cammino contro i pregiudizi, all’insegna del rispetto e della comprensione, del recupero della memoria e delle radici. Sonore risate e applausi.

Chiara Romeo – Osservatorio Critico Ligustico

Pino Petruzzelli è sempre più narratore di storie-parabole. Sabbatico è un altro dei suoi racconti lunghi, pieno zeppo di dettagli in nome di quell'esattezza di cui scriveva Calvino, che si ascolta come un romanzo letto ad alta voce, con naturali crescendo e alcuni piano e pianissimo. Petruzzelli dà sfogo a una serie di voci-personaggi, molto diversi tra loro, di cui viene al pubblico restituita una parlata autonoma e vivace in toni, accenti e regionalismi; una fisicità che è gesto minuto o intero corpo, per una riconoscibilità caratteriale a tutto tondo. ...Un viaggio che assume la valenza di viaggio-scoperta di sé e degli altri.

Laura Santini – Mentelocale.it

Pino Petruzzelli, uno dei maggiori narratori della scena italiana.
...Figure, quelle incontrate dal protagonista nel suo pellegrinare, che le parole e i gesti dell’autore – attore disegnano con una vivacità davvero contagiosa.
Uno spettacolo segnato dall’ottimismo e da un’indomabile fiducia nella vita e nella possibilità che, dietro l’angolo, non ci siano incubi e mostri ma speranze di un ritorno a un’esistenza più umana.

Umberto Rossi – Cinemaeteatro.com