L’OLOCAUSTO DI YURI
dall’olocausto nazista alla sperimentazione contemporanea
di PINO PETRUZZELLI
interpretazione e regia PINO PETRUZZELLI
luci Francesco Ziello
produzione Paola Piacentini
Dopo aver scritto, diretto e interpretato l’orazione civile ZINGARI: L’OLOCAUSTO DIMENTICATO, coprodotta con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi, in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova, la Regione Liguria e il Centro Culturale Primo Levi, che oltre ad avere girato i teatri italiani, è stata rappresentata negli ex campi di concentramento ed è stata trasmessa da Canale 5 nel corso della trasmissione “Terra!“, raggiungendo il 14% di share, Pino Petruzzelli continua a scavare con il teatro nella memoria nascosta dell’olocausto affrontando il nodo cruciale del ruolo dei medici nazisti che idearono e realizzarono le sperimentazioni su cavie umane nei campi di concentramento.
“La mia seconda vita inizia il 16 luglio 1944 giorno della mia morte. Però potrebbe iniziare anche il 23 febbraio 1944 quando arrivai al lager con la famiglia o anche prima, direi parecchi anni prima, quando degli scienziati, dei medici, quelli che di solito fanno il giuramento di Ippocrate: “… giuro su Dio di aiutare i malati astenendomi dal recar danno e ingiustizia…” proposero la sterilizzazione forzata di una “umanità difettosa” come la chiamavano loro. Non si trattava di editoria clandestina. Ho studiato bene l’argomento.”
Siamo in un ipotetico al di là e Yuri, morto nel lager di Auschwitz, ritrova in un bar, seduto a riflettere, il medico nazista che gli uccise i figli usandoli come cavie per degli esperimenti medici. E’ un incontro doloroso e teso in cui Yuri ricorda al “dottore” ciò che accadde quel 20 luglio del ’44, giorno in cui la medicina e la follia rubarono gli occhi dei suoi due figli fratelli gemelli. Yuri ripercorre le tappe mediche di quella giornata con precisione scientifica affinché il “dottore” possa riflettere sul pericolo di una medicina fine a se stessa e incapace di relazionarsi eticamente con il proprio ruolo. Lo spettacolo si pone molte domande sul significato delle sperimentazioni mediche naziste e non, a cominciare dalla recente domanda che si pone la scienza: “Qualora i risultati medici nazisti avessero un fondamento scientifico, vanno o non vanno presi in considerazione?”
La risposta non può certo esulare dal fatto che le cavie erano esseri umani e le loro non erano “vite indegne di essere vissute” come la scienza, per molti anni, ha fatto credere.
ESTRATTI DAL TESTO
“…Anche di mia moglie non so più nulla. L’ultima immagine che ho di lei risale all’epoca del lager. Solo molto tempo dopo seppi da una ragazza polacca, anch’essa prigioniera all’epoca e costretta a lavorare accanto ai medici nazisti, che mia moglie era finita nel Blocco 10: quello delle sterilizzazioni.”
““Mi ricordo bene di lei” disse “non parlava mai. Non diceva mai neanche una sola parola. Restava sempre lì in silenzio e con gli occhi bassi. Neanche quando il medico le porse i fogli per l’assenso alla sua sterilizzazione disse nulla. Il dottore le diede la penna per firmare e lei non la prese nemmeno in mano. Il dottore le urlò che doveva firmare per il bene della scienza, la picchiò ma alla fine firmò lui quelle carte perché lei non rispondeva, non malediceva come facevano le altre, restava solo in silenzio. Anche quando il dottore le spruzzò nell’utero il nitrato d’argento per sterilizzarla non aprì bocca. Le ovaie bruciavano e lei era sempre con la bocca chiusa e gli occhi bassi. Uscendo dalla stanza del dottore lasciò una scia di sangue. Morì pochi giorni dopo e senza dire una parola.””