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CON IL CIELO E LE SELVE Lo spettacolo segue le orme ideali di Mario Rigoni Stern sui sentieri dei monti e degli altipiani incontaminati dove il grande scrittore recentemente scomparso amava camminare in silenzio. Dice Rigoni Stern: “Mai come oggi l’uomo che vive in Paesi industrializzati sente la mancanza di “natura“ e la necessità di luoghi: montagne, pianure, fiumi, laghi, mari dove ritrovare serenità ed equilibrio.“ Pino Petruzzelli diventa testimone dell’amore di un uomo per la propria terra, interpretando i protagonisti del libro Uomini, boschi e api, edito da Einaudi. “Storie che ancora si possono godere purché si abbia desiderio di vita, volontà di camminare e pazienza di osservare.” Così passeggeremo idealmente per i boschi guidati da Mario Rigoni Stern. Insieme, sulle nevi invernali, seguiremo le orme insanguinate di un lepre tanto caparbio da riuscire a sopravvivere alle brutte ferite procurate da un’auto che lo ha investito. Entreremo nella locanda di un “paese sperso tra le montagne“ e ci riscalderemo bevendo un bicchiere di vino in compagnia di un operaio di città venuto lì, nel mese di ottobre, a trascorrere la sue ferie: “Qui, in questo periodo, tutte le cose che credevo dimenticate nella memoria e nel lavoro della fabbrica me le ritrovo davanti nuove e antiche come l’alba.“ Durante un temporale, sotto le felci, insieme a quattro boscaioli, troveremo un piccolo capriolo appena nato, quasi senza vita e battuto dalla pioggia. “Non toccatelo“ dice uno dei boscaioli “se sente il nostro odore la madre lo abbandona. Non lo riconosce più. Andate a prendere delle scorze e dei rami, dobbiamo fargli un ricovero sennò la tempesta lo ammazza.“ Viaggeremo con l’emigrante italiano che trascorse tutta la vita in America a costruire grattacieli e che, alla fine, oramai stanco e nonno, volle tornare al paesino dov’era nato. Voleva rivedere i luoghi della giovinezza, sentir parlare il dialetto, ritrovare i compagni e, magari, giocando a carte, ricordare quando andavano a morose nelle stalle d’inverno. Ma il destino, in quel viaggio, gli riservò un’altra sorpresa … Come scenografia dello spettacolo solo l’incanto di una notte stellata e i rami di un grande albero. Solo il cielo e le selve. “Spero di vivere tanto fino a vedere il mondo rinsavire un po', con la fine degli sprechi e delle cose inutili, del chiasso e delle luci artificiali che non ci lasciano vedere le stelle. Le troppe luci artificiali hanno fatto il buio nell’anima.” Mario Rigoni Stern “Se facessimo tutti un po’ più di silenzio, forse riusciremmo a capire qualcosa” diceva Federico Fellini. E’ questo il punto di partenza. Lo spettacolo vuole riscoprire il puro, semplice, ma ineguagliabile piacere di immergersi nella natura, magari sotto un grande albero secolare, e fermarsi ad ascoltare i racconti di una delle più belle menti, delle più belle sensibilità che abbiamo oggi in Italia: Mario Rigoni Stern. Ascoltare il suo pensiero oggi significa credere nella vita.“
Pino Petruzzelli MARIO RIGONI STERN
Il primo libro di Mario Rigoni Stern è Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di Russia, che Elio Vittorini, nel 1953, fece pubblicare per Einaudi e che, recentemente, è stato portato in scena a teatro da Marco Paolini e trasmesso da Rai 2. Sempre per Einaudi, inoltre ha pubblicato: Il bosco degli urogalli, Quota Albania, Ritorno sul Don, Storia di Tonle, Uomini, boschi e api, L’anno della vittoria, Arboreto salvatico, Il libro degli animali, Aspettando l’alba, Le stagioni di Giacomo, Sentieri sotto la neve, Tra due guerre e altre storie, L’ultima partita a carte, Racconti di guerra e Stagioni. “Il mondo di Mario Rigoni Stern ha l’incanto delle cose esatte, la precisione cadenzata del passo di montagna.” LA STAMPA
“Pino Petruzzelli in una compenetrazione assoluta col personaggio, l’abito, un semplice e pratico maglione di lana, la barba infoltita, canta un diverso senso dell’esistenza in cui si è solitari e non soli. Lo fa sulla traccia commossa di un frequentatore di boschi, delle genti d’altopiano, degli animali.
Una prova attoriale alta, impeccabile, ancor più su un testo che Petruzzelli rende lirico.” Stefano Bigazzi (LA REPUBBLICA) “Pino Petruzzelli, regista e attore solitario quanto efficace di un preciso indirizzo di teatro riesce a condurre lo spettatore in un mondo semplice e arcaico, pulito e complesso, tenero e duro.
Un universo in cui anche la morte, quella naturale e quella data dal cacciatore, fanno parte di un quadro articolato e leale ove ciascuno ha il suo ruolo e lo ricopre rispettando quello degli altri, uomini o animali poco importa. Ne nasce, anche grazie alle belle melodie proposte da Luigi Maieron e Franco Giordani, uno spettacolo soffuso di virile malinconia per un universo e un’etica che sembrano appartenere alla preistoria, a tempi in cui l’uomo era ancora tale e rispondeva in prima persona dei suoi gesti. In tutto questo un ruolo essenziale lo assume la straordinaria capacità affabulatrice di Pino Petruzzelli, oggi uno dei maggiori narratori del teatro italiano, capace di far rivivere con la modulazione della voce paesaggi montani e distese innevate, incontri conviviali e rudi confronti fra uomini e animali. Davvero da non perdere.” Umberto Rossi (CINEMA E TEATRO) “E’ una grande rivincita della parola sugli effetti speciali lo spettacolo che Pino Petruzzelli porta in scena con l’accompagnamento delle canzoni di Luigi Majeron. “Con il cielo con le selve”, profuma di resina, di libertà di nostalgia per una natura che troppo spesso viene tradita.
Petruzzelli e Majeron, con un racconto intonato come una poesia in versi sciolti rendono piena giustizia all’autore. Dopo aver ascoltato le pagine di Rigoni Stern in scena possiamo dire che di queste emozioni abbiamo bisogno.” Silvana Zanovello (IL SECOLO XIX) “Abbiamo davvero passeggiato idealmente per i boschi guidati da Mario Rigoni Stern e dalla magistrale interpretazione di Pino Petruzzelli che ha stregato il pubblico seduto tra le essenze del giardino botanico di Bormio”
Daniela Praolini (ALTA VALLE DI SONDRIO) “Sono bastate le parole vibranti e la gestualità morbida di Pino Petruzzelli e la scena nuda del Teatro Duse si è riempita delle fronde degli abeti, dei profili dei monti innevati, dell’odore della polenta abbrustolita. ”
Irene Liconte (IL CORRIERE MERCANTILE) “E’ una lettura semplice, rispettosa, filologica quella che il bravissimo attore e regista Pino Petruzzelli dedica alla poesia del grande scrittore Mario Rigoni Stern.
Sul palco non ci sono scenografie a distrarre, ma solo l’attore e la voce calda e intensa del cantautore Gigi Maieron alla chitarra accompagnato da Franco Giordani. Sinceri applausi per questo delicato e sentito omaggio a una delle voci più limpide e profonde della letteratura italiana.” Stefano Zucchini (IL MESSAGGERO VENETO) UN OMAGGIO A STERN DI PURA EMOZIONE.
Alla rappresentazione hanno assistito anche i familiari. L'attore è riuscito a coinvolgere intensamente il pubblico. “Uomini, boschi e api: sul filo conduttore dell'omonima raccolta di racconti, venerdì sera al nuovo Millepini di Asiago ha preso forma "Con il cielo e le selve" versione teatrale del mondo di Mario Rigoni Stern, significativamente alla presenza dei familiari dello scrittore scomparso un anno fa. Voce narrante e fulcro di un monologo letteralmente volato in poco più di un'ora di rappresentazione, Pino Petruzzelli, arrivato a portare uno spettacolo ormai giunto alla maturità nei luoghi dai quali, non solo idealmente, è partito. «Un'emozione superiore a quella della "prima", essere qui sull'Altopiano scenario di tante storie, con questo spettacolo» è stato il suo commento finale improntato nel senso migliore del termine alla modestia: in realtà il bravo attore pugliese, con quel suo volto un po' omerico, un po' cimbro che sembra preso direttamente da uno dei tanti personaggi dello scrittore di Asiago, ha colto appieno lo spirito dei racconti di Rigoni Stern, rendendogli un omaggio che vale in emozione e sensibilità più di molte altre celebrazioni ufficiali. Leggi "monologo" sul cartellone, il luogo è la montagna e pensi subito all'ombra di Marco Paolini che si allunga sul palco e conferisce un marchio indelebile a qualsiasi rielaborazione scenica: Petruzzelli no, si è accostato con rispetto ai boschi, alle stagioni e ai tempi dell'Altopiano, lasciando parlare un mondo fatto di dialoghi con la natura, di sguardi e piccoli gesti al sapore inconfondibile del buon vino e del tabacco, rigorosamente trinciato forte. Un mondo contenuto nelle dimensioni geografiche (i Sette Comuni, per quanto familiare ai vicentini, in fondo non sono che una piccola porzione delle Prealpi) ma infinito nelle relazioni che è capace di creare. Un mondo che, tradotto in intrecci narrativi, ha la forza della semplicità, nella quale ogni parola, italiana, veneta o cimbra che sia si carica di significati profondi e particolari. Un buon segnavia di tutto ciò è la particolare concezione del tempo sottesa alla poetica di Mario Rigoni Stern; un buon segnavia dell'efficacia scenica del lavoro di Petruzzelli è stata l'emozione, palpabile in sala. Un'ora abbondante, leggera nello scorrere, il pubblico attento, applausi rispettosi e qualche concessione al sorriso, ma soprattutto attenzione ed emozione intense, man mano che sul palco si andavano a manifestare personaggi e situazioni. «Impegnativo davvero, trasformare in azione scenica un testo nato per essere letto sulla carta», è stato il saluto dell'attore: certo, impegnativo, ma a dispetto di un'umiltà che da sola merita un applauso, il valore aggiunto di Petruzzelli è stato aver dato forma non solo ai racconti di Mario Rigoni Stern, ma al complesso sistema di esperienze e pensiero ad esso sottesi. Se la semplice lettura dei testi dirige l'attenzione agli aspetti più narrativi, la loro trasposizione scenica evidenzia alcune questioni in senso lato filosofiche ed esistenziali del Rigoni Stern maturo. Il rapporto tra tecnica e natura, il senso del tempo, l'idea di progresso: temi metaforicamente celati dietro ad una narrazione lineare, non troppo lontani dal pensiero di Hans Jonas, o dal Martin Heidegger che un altro vicentino da poco scomparso, il filosofo Franco Volpi, era impegnato a recuperare.” Lorenzo Parolin (IL GIORNALE DI VICENZA) |