ERKIN

Una favola in musica per il Pianeta Terra

 

testo, interpretazione e regia 

PINO PETRUZZELLI

 

musiche di

Claude Debussy, Dmtrijostakovi, Igor Stravinskij,

Ennio Morricone, Tomaso Albinoni, Heitor Villa-Lobos

 

eseguite dal vivo da

Cecilia Oneto flauto, Giovanni Battista Costa clarinetto,

Angelica Larosa oboe, Francesco Travi fagotto

 

C’era una volta, in Asia, il quarto lago salato più grande al mondo: il Mare d’Aral. Da metà del secolo scorso, per mano dell’uomo, si sta prosciugando. Oggi rimangono solo poche pozze d’acqua attorniate da lastre di sale e sabbia mista a veleni. Vecchi barconi arrugginiti sono incagliati in un deserto che un tempo fu acqua. Situato al confine tra Uzbekistan e Kazakistan è considerato uno dei maggiori disastri ecologici della storia. 

 

Pino Petruzzelli, credendo da sempre nella necessità di un teatro capace di infondere speranza e fede nella vita, in quella poca acqua salata, ha immaginato l’epopea e la lotta di Erkin: l’ultimo pesce sopravvissuto in un quello che una volta fu il grande Mare d’Aral. 

 

Oggi Pino Petruzzelli porta quella favola in scena immergendola in un’atmosfera sonora avvolgente grazie alle musiche eseguite dal vivo da un ensemble di quattro orchestrali, con l’obbiettivo di tornare a credere, tutti insieme, che proteggere il Pianeta Terra si può.

 

“Non ne posso più di un teatro e di un’arte capaci solo di urlare che tutto va male e che le cose non andranno mai bene. No,” dice Pino Petruzzelli “il teatro ha il dovere di infondere voglia di vita. Soprattutto alle nuove generazioni. Il teatro non è depressione. Il teatro è conoscenza volta alla vita.”

 

Erkin è un pesce. L’ultimo pesce del Mare d’Aral. È rimasto solo lui in quella pozza d’acqua in cui la concentrazione salina non ha lasciato scampo a nessun altro pesce all’infuori di lui. Erkin lotta, combatte per sopravvivere a un disastro creato dalla cecità dell’uomo. È impresa difficile, ma Erkin non molla perché lui è vita e la vita vuole vivere. Eppure quel sale gli blocca le branchie, gli rende difficile il respiro. Quel lago salato è come una porta chiusa alla vita. Ma come scrive il poeta Franco Arminio: “Una porta chiusa ha sempre una fessura…”. Attraverso quella fessura puoi vedere l’esistenza di altri mondi. Un altro mondo è possibile. Sempre.

 

  “Scappa, scappa! Scappa fin che puoi! Scappa!”

Ripeteva a se stesso Erkin, l’ultimo pesce del Mare d’Aral.

“Scappa, scappa! Scappa fin che puoi! Scappa! Il mare è morto. 

Tutto è morto ma io sono vivo e vivo voglio restare. Non mollerò!”

Era questa la sua convinzione, la sua forza...

Un mondo nuovo, da qualche parte, doveva pur attenderlo, ne era certo.

 

  “Non esiste un limite alla bravura di un artista come Pino Petruzzelli,

creatore di una forma di teatro riconoscibile ma mai simile a se stessa.”

(SIPARIO)

 

Pino Petruzzelli è in scena con quattro orchestrali: quattro fiati.

Tutti insieme danno vita alla voglia di vivere di Erkin.

Voglia di vivere: è questo il senso del percorso che è la vita.

Erkin incarna la voglia di vivere di noi tutti.

 

ERKIN è una favola in musica per il Pianeta Terra.

 

RECENSIONI

 

Mare o Lago d’Aral

Una volta era il quarto lago salato più grande del mondo, ora restano solo poche pozze d’acqua attorniate da lastre di sale e arida sabbia su cui campeggiano barche e navi arrugginite, ossa di bovini, moli abbandonati. Dopo la seconda guerra mondiale l’Unione Sovietica investì molto nella coltivazione del cotone e del frumento. In Uzbekistan e Kazakistan bisognava irrigare campi desertici e così furono deviati i corsi d’acqua degli affluenti del Mare d’Aral. Questa operazione produsse una drastica riduzione dell’acqua del lago che iniziò a prosciugarsi aumentando di molto il tasso di salinità. Il volume iniziale dal lago era di 1075 con una salinità di 10 grammi per ogni litro d’acqua, ora il volume è di 54 con una salinità di 100 grammi per litro. Il lago contiene anche pesticidi, veleni e sostanze tossiche che hanno colpito gli uomini con malattie respiratorie e forme tumorali. Il Mare d’Aral rappresenta oggi uno dei maggiori disastri ecologici della storia. Una Chernobyl sconosciuta.