LE LUCI DEL CIELO

 

testi di

Mario Rigoni Stern, Pino Petruzzelli, Edoardo Sanguineti, Richard Sennett, 

Giorgio Gaber, Costantino Kavafis, Adriano Celentano, Giorgio Caproni, 

Annamaria Ortese, Dino Buzzati, Hermann Hesse, Franco Arminio


Ho sempre creduto in un teatro capace di infondere fiducia nella vita, qualunque sia il tema. In questo caso LE LUCI DEL CIELO mette al centro delle nostre quotidianità la Città, il Territorio, la Natura e le nostre Radici. Attraverso le parole e le canzoni di grandi artisti è possibile continuare a sperare in un futuro in cui non esiste la periferia, ma dove tutti sono centro attraverso il dialogo. Il territorio ha bisogno della città, ma anche la città ha bisogno del territorio. Non possiamo continuare a restare indifferenti davanti a un territorio che va sempre più spopolandosi. Questo territorio però è vita, è l’aria che respiriamo, è il cibo che mangiamo, è l’acqua che beviamo. 

 

E allora bisogna ripartire dal rispetto per il nostro Territorio, per la Natura e per le nostre Radici. Come scrive il poeta Franco Arminio: “Abbiamo bisogno di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.”

 

In questo modo sarà possibile dare forza alla sacralità che abbiamo dentro noi stessi come ci ricordano le parole di Mario Rigoni Stern: “Luci, rumori vacui senza miti né storia! Sole vieni a farli sparire. Luna, impallidisci queste luci che ci nascondono il cielo stellato! Provate a chiudere gli occhi e a sentire i rumori intorno a noi. Se non per un anno, per un giorno, per un’ora almeno, spegnere il televisore e con lui le luci e i rumori della città e tornare, così, a riaccendere le luci del cielo. Alzare gli occhi lassù e tornare a incantarsi per lo stupore di fronte alla volta celeste. Allora, il contatto con il firmamento torna ad accompagnare la vita e tutto sembra diverso da una telenovela o da un film dell’orrore.” 

 


COSI’ LA STAMPA SU “LE LUCI DEL CIELO”

 

Petruzzelli, salvare l’ambiente con lucida poesia 

Viaggiatore e viandante, nel mezzo di un’estate vissuta alla riscoperta dell’entroterra ligure dove la natura abbraccia un’arte appartata e dimenticata, Pino Petruzzelli il 4 agosto si è fermato a guardare “Le luci del cielo” nel chiostro di san Matteo, nel cuore di Genova, per il Festival Lunaria. Tra queste pietre cittadine secolari ha lasciato scorrere il torrente della sua affabulazione  originale,  matura ben calibrata,  tra citazioni, riflessioni , pagine dei suoi autori prediletti: Mario Rigoni Stern in primissimo piano, del quale da anni custodisce e tramanda il ricordo in una società mediatica letterariamente distratta (e che merita una menzione in questa stagione che vede Genova capitale del libro), Edoardo Sanguineti, Alexandros Panagulis, Costantino Kavakis Eugenio Montale Annamaria Ortese. 

Il filo conduttore è un confronto serrato tra città e campagna. Il fondatore del Teatro Ipotesi, sottolinea la necessità di un dialogo tra esigenze altrettanto forti: la salvaguardia della natura e le esigenze del progresso, trovando sempre nella poesia il superamento di ogni contraddizione. Petruzzelli non è nuovo a questi messaggi, da anni ne ha fatto la sua cifra etica e e stilistica. Ma in questo nostro presente caratterizzato sia da un disprezzo assoluto per l’ambiente, sia da un ambientalismo di maniera che spesso passa dalla parte del torto, questo recital, che meriterebbe repliche, rinnova la propria necessità. È una piccola grande lezione di teatro e di vita. 

Silvana Zanovello (Associazione Nazionale Critici di Teatro)

 


Le luci del cielo è uno spettacolo nel quale si condividono ricordi, riflessioni e popolare nell'accezione più positiva possibile ed ha come sfondo principale il dialogo tra città ed elemento naturale. L'attore si alterna con le proiezioni di filmati musicali e storici, da Giorgio Gaber ad Adriano Celentano fino ad un documentario della Fondazione Ansaldo a proposito dell'industria che cancella il paesaggio naturale. Pino Petruzzelli è regista ed attore che non ha bisogno di presentazioni, impegnato com'è da sempre nella riflessione sull'Arte e sulla Natura e capace di una intera gamma di drammaturgie. Nel caso di questo spettacolo è riproposta una recitazione emotivamente molto vicina al pubblico, mentre attinge ad un passato comune e propone delicate riflessioni. La narrazione e si alterna alle riflessioni sulla città e sul suo ruolo nei confronti di ciò che è Natura. La domanda che apre a queste riflessioni intime e collettive è: perché l'impossibilità del dialogo? Nella ricerca paziente di risposte così complesse si dipana il racconto di Pino Petruzzelli, che fa nascere uno spettacolo tra viaggio e filosofia, dove si sentono gli accenti dei ricordi personali dell'artista e della sua capacità di assorbire l'essenza del mondo che lo circonda. I momenti nei quali Pino Petruzzelli è altro da sé, quando presta la voce ad altri artisti, sono di grande impatto emotivo. Nel resto dello spettacolo è lui il protagonista assoluto, accompagnato da ricordi e riflessioni, mentre parla di dialogo e sinergia. La natura è il bello a portata di mano, ricorda Petruzzelli riportando le parole di Mario Rigoni Stern e di città, natura e bellezza parla Le luci del cielo. Lo spettacolo ha successo nella proposizione di questa visione sulla storia recente ed eterna dell'uomo e incontra un grande piacere nel pubblico. 

Gabriele Benelli (Sipario)